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Qualche settimana fa ho vissuto quello che posso definire un piccolo grande terremoto interiore, uno di quei momenti che ti scuotono dolcemente ma profondamente. Mi trovavo in uno stato di grazia che conosco bene: piena di entusiasmo, con la mente che sfrigolava di idee e quella voglia di fare che mi fa sentire invincibile. In quel preciso momento di euforia creativa, ho preso una decisione che mi sembrava brillante: creare due nuovi prodotti che avrebbero rivoluzionato la mia offerta, un percorso di coaching 1:1 pensato nei minimi dettagli, e un corso online che avevo già iniziato a immaginare. Avevo tutto sotto controllo, o almeno così credevo: la roadmap perfettamente organizzata in Notion, le attività suddivise settimana per settimana come un orologio svizzero, le date scritte sul calendario. Ma poi è cambiato tutto, complice una di quelle chiacchierate profonde con un’amica che valgono più di mille consulenze: ho preso carta, penna e post-it colorati e in quel silenzio ho capito una verità scomoda: stavo di nuovo esagerando.
L’entusiasmo non basta (e a volte inganna)
Quando mi lascio guidare esclusivamente dall’entusiasmo, quella forza travolgente che mi fa sentire capace di conquistare il mondo, rischio sempre di finire in quello stato che io chiamo “overdrive emotivo”. L’eccitazione pura per le novità mi regala un friccicorino bellissimo, quella sensazione di essere viva e creativa che adoro, ma allo stesso tempo mi porta inevitabilmente a ignorare un dettaglio tanto fondamentale quanto scomodo: la mia energia, per quanto intensa, è limitata come quella di qualsiasi essere umano.
Ogni prodotto nuovo che nasce dalla mia mente non è solo un’idea da materializzare, ma diventa un qualcosa che richiede tempo prezioso, presenza costante, comunicazione autentica e promozione strategica. Non basta semplicemente crearlo e metterlo al mondo: bisogna raccontarlo con passione, spiegarlo con chiarezza, sostenerlo quando non va come sperato e nutrirlo ogni giorno perché cresca forte e sano. E quando i progetti diventano troppi, la mia energia preziosa si spezzetta come un puzzle, perdendo quella forza concentrata che fa la differenza.
Il mito della novità e la trappola multipotenziale
Attraverso questo processo di riflessione profonda, mi sono resa conto che continuo a creare cose nuove spinta principalmente da due forze che conosco bene ma che spesso sottovaluto:
- da un lato c’è l’ansia sottile ma persistente legata agli “incassi” che mi sussurra all’orecchio che devo sempre fare di più per sentirmi al sicuro,
- dall’altro c’è la mia parte multipotenziale, quella che si annoia facilmente quando deve ripetere sempre le stesse attività e che cerca costantemente stimoli nuovi per sentirsi viva.
Questa ricerca continua e quasi ossessiva di divertimento nel lavoro, questa corsa verso la novità come se fosse l’unica fonte di felicità professionale, mi ha portato spesso a percepire il mio business come qualcosa di instabile, come una casa costruita sulla sabbia. Avevo sviluppato la convinzione limitante che solo le cose nuove, fresche, appena nate avessero un valore reale, che se un prodotto non aveva avuto il successo sperato al primo lancio fosse automaticamente da considerare un fallimento da abbandonare senza pietà.
Spoiler alert che cambia tutto: non è assolutamente vero, e me ne sto rendendo conto solo ora. Non tutto va al massimo delle sue possibilità al primo tentativo, e sarebbe ingenuo aspettarselo. Un secondo lancio meno brillante del previsto, un risultato che non soddisfa immediatamente le nostre aspettative, non significa automaticamente che l’offerta sia sbagliata o che non funzioni: significa semplicemente che ha bisogno di più cura amorevole, più tempo per maturare, più presenza costante per crescere e trovare il suo pubblico ideale.
Stabilità è libertà
Quando ho steso davanti a me tutta la mia offerta come una mappa del tesoro, guardandola con occhi nuovi e più maturi, ho avuto un’illuminazione che mi ha cambiato la prospettiva: stavo facendo decisamente troppo e stavo disperdendo le mie energie in troppe direzioni diverse. Ma soprattutto, e questa è stata la realizzazione più importante, ho capito che non volevo più lavorare in quel modo frenetico e dispersivo che mi stava prosciugando. Ho fatto un passo indietro consapevole e coraggioso, decidendo di mettere in pausa le due nuove idee che tanto mi entusiasmavano, e ho scelto invece di concentrare tutte le mie energie sul rilancio strategico e sull’automazione intelligente di ciò che già avevo creato con fatica e passione. Perché, e questa è stata la realizzazione più grande e liberatoria di tutte, un business noioso è un business stabile, e un business stabile è un business che mi dà quella sicurezza di cui ho bisogno.
Ora so esattamente cosa funziona nella mia offerta e cosa no.
So con precisione quanto denaro mi entra ogni mese, posso prevedere i flussi e pianificare con serenità.
So quali offerte generano più valore autentico per i miei clienti e più entrate sostenibili per me.
E questa conoscenza profonda mi regala qualcosa di inestimabile: la libertà vera di scegliere quando dire sì e quando dire no, di riposare senza sensi di colpa quando il corpo e la mente me lo chiedono, di creare con lucidità e intenzione quando ne ho voglia davvero, non per necessità o paura. Non è meno creativo di prima: è infinitamente più sostenibile nel lungo periodo.
Il tempo delle idee non si butta
Le idee che ho deciso di mettere in pausa non sono andate perdute nel nulla: le lascio riposare con pazienza, sedimentare come un buon vino, maturare nel silenzio finché non sarà il momento giusto per tirarle fuori e dar loro vita. Magari torneranno utili più avanti, quando avrò consolidato ciò che ho già costruito, quando avrò più energie da dedicare loro, ma in questo momento presente, la mia energia è finalmente focalizzata su obiettivi chiari e raggiungibili. E questa concentrazione cambia letteralmente tutto: la qualità del mio lavoro, la serenità delle mie giornate, la fiducia nel futuro.
Una nuova abitudine da costruire
Dopo anni intensi passati a creare ogni singolo mese contenuti sempre nuovi e offerte innovative per una membership che richiedeva costante novità, fermarmi e rallentare non è per niente semplice come potrebbe sembrare.
Il bisogno di creare continuamente, quella spinta quasi compulsiva verso la produzione di novità, è diventato un riflesso automatico, una seconda natura che si è radicata profondamente nelle mie abitudini quotidiane. Ma so nel profondo del cuore che posso disimparare questa frenesia, posso deprogrammare questi automatismi che non mi servono più. Posso pazientemente reimparare a costruire qualcosa che tenga davvero nel tempo, che duri oltre le mode del momento, che parli autenticamente e profondamente a chi mi segue con fiducia, creando valore duraturo invece di fuochi d’artificio spettacolari ma effimeri.
Conclusione
Oggi so con certezza che il mio business non deve necessariamente farmi divertire ogni singolo giorno come se fosse un parco giochi. Il suo compito principale, il suo scopo più nobile e importante, è sostenermi nella vita che voglio costruire: deve essere stabile come una roccia su cui poggiare i piedi, prevedibile come l’alba che sorge ogni mattina, sereno come un lago di montagna. E se tutto questo significa che diventa anche un po’ noioso, che non ha più quella frizzantezza delle novità continue… beh, ben venga questa noia benefica che sa di casa, di sicurezza, di progetti che crescono lentamente ma con radici profonde.
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