Questo è un post che ho scritto nel 2015 sul mio blog di lifestyle, che ormai non è più online. Ho deciso di riproporlo qui perché ogni giorno leggo un commento, un messaggio o una mail di qualcuno che vuole cambiare vita, lasciare il proprio lavoro “sicuro”, quello per cui si è studiato anni, per seguire una passione e farla diventare il proprio lavoro. Ci sono passata anch’io, e ci sono passata vivendo da sola con una figlia che all’epoca andava alle elementari: non avevo nulla di mio, nessuno che potesse proteggermi le spalle o garantirmi che il frigo sarebbe stato comunque pieno.
Posso dire che ce l’ho fatta? Direi di si, anche se il traguardo è sempre un pochino più in là, non riesco mai a sentirmi “arrivata”, ma questo è un altro film, e magari sarà argomento di un altro post.
Aspetti mesi, hai un obiettivo ben chiaro in testa ma i conti non tornano ancora. E così settimana dopo settimana, mese dopo mese, continui ad andare per due giorni alla settimana a fare un lavoro nel quale non ti riconosci più, perché “senza di quello non si mangia”, in un posto in cui ti senti talmente isolata da averlo soprannominato “le aquile” o “l’esilio”. Già , perché sei sola con una figlia e non ti puoi permettere troppe leggerezze. Ci sono gli alimenti passati da suo papà, ovvio, ma non bastano. Ed è giusto che sia così: ho una professione, sono giovane e in salute e quindi si lavora e zitti, anche ingoiando qualche rospo.
Poi arriva aprile. E i due giorni “in cima al monte” pesano sempre di più. Perché alla professione da architetto nel frattempo si è aggiunta quella da “Social Media Cosa”, e ai clienti che hai, e che vuoi tenerti stretti, non puoi dire “Sai, oggi e domani non posso seguire le tue cose, sto lavorando“, perché l’ovvia obiezione sarebbe: “Perché, invece per me non lavori?” E così fai i salti mortali, fai l’architetto, ma in pausa pranzo ti trasformi in SMM e quando torni a casa passi la sera al pc, sperando ovviamente che durante il giorno non succedano casini, che invece accadono e ti mandano nel panico.
E ti trovi ogni santo giorno che sei “lassù” a piangere appena sei sola, a maledire il lunedì, a odiarlo talmente tanto da volerlo esorcizzare con una rubrica che, paradossalmente, diventa il tuo segno distintivo: “Ciao, sono quella della Rubrica del Lunedì“. Però così non puoi continuare, perché va a finire che ti ci ammalerai di questo lavoro che non è più il tuo ma che ti serve per mangiare.
E in un lunedì di pioggia, un lunedì che non sei andata “su” inizi a parlare, a tirare fuori tutta la tua angoscia e piano piano la soluzione è lì davanti a te: basta. Non andrai più “su”. Non ce n’è più bisogno: quei 2 giorni alla settimana serviranno per lavorare per i clienti che mi sono trovata, per cercare altri clienti, per crescere verso il lavoro che ho scelto “da grande”.
E così, l’ultimo mercoledì di aprile, dopo 4 anni “sul monte” chiudo la mia esperienza, saluto e ringrazio commossa. Perché il grazie con annessa lacrimina non può mancare: se sono arrivata dove sono ora (ma dove voglio andare è ancora un po’ più in là) è anche perché questo lavoro che non amavo mi ha permesso di avere una minima serenità economica, e soprattutto mi ha lasciato tempo. Tempo per ricostruirmi dopo la separazione, tempo per capire che posso farcela anche con le mie sole forze a crescere la mia bimba, tempo per conoscere nuove persone (anche se qualcuno forse era meglio non conoscerlo proprio… ), tempo per capire cosa voglio e cosa non voglio da un nuovo compagno e soprattutto tempo per dedicarmi alle mie passioni: l’uncinetto prima, con la creazione e la vendita delle borse e degli accessori, e il mondo del Social Media Marketing dopo. Perché se fossi stata impiegata per 8 ore al giorno, 5 giorni alla settimana, non so se avrei trovato la forza e il tempo per fare SQcuola di Blog, non so se avrei scoperto quanto è meraviglioso vivere di un lavoro che fai volentieri e (quasi sempre) col sorriso sulle labbra.
Come mi ha chiesto una mia amica: “Quindi hai lasciato “su” perché hai raggiunto il budget che ti eri prefissata?” No. Ma la direzione è quella, voglio essere ottimista e i piccoli portoni che si stanno aprendo in questi giorni mi fanno capire una volta di più che “volere è potere”.
La strada è ancora lunga. Devo mettermi lì e buttare giù il business plan, devo studiare, continuare a guardare video di imprenditrici che aiutano altre imprenditrici a prendere la strada giusta. Ma in questi primi 3 giorni da “SocialMediaCosaEBasta” ho capito che le cose belle chiamano cose belle, che posso decidere se lavorare anche la sera o no, e che affrontare i cambiamenti con un sorriso e tanta positività è quello che mi ci vuole.
Buon 39esimo compleanno Silvia. Stai prendendo definitivamente in mano la tua vita.
Ketty dice
Ciao.. Ho letto la tua storia.. Mi chiamo Katia ed ho 28 anni… Ho lasciato la ristorazione anni fa e da 5 anni a questa parte lavoro come operaia… Da quando ho iniziato ho cambiato 3 aziende… Partendo dal presupposto che ho sempre trovato ambienti ostili in cui gli straordinari ecc venivano chiesti sotto forma di minaccia.. Da poco più di un anno lavoro in un azienda molto grande e consolidata.. Una di quelle per cui si farebbero carte false per entrare… Mi dicono entri qui ed esci che sei in pensione..
Ma dopo varie lotte con me stessa.. Tra terapie ecc.. Ho capito che questa non è la mia strada.. Sono ormai 5 anni che ho ansia perenne… Non sto bene.. Sono una persona super creativa e amo personalizzare tutto ciò che posso… Da poco ho scoperto la tecnica del laser cut e vorrei cimentarmi in questo perché mi rende felice serena… Ma dall altra parte il pensiero di lasciare il lavoro sicuro anche se a termine… Mi fa sentire una fallita… Ho 2 mesi di tempo per pensare a cosa voglio davvero…. Ma mi manca il coraggio..