
[Ho scritto questo post ascoltando una playlist col best dei Coldplay]
È l’ultimo giorno del 2020, e sono giorni che vago in giro per il web a leggere le review di fine anno: mi piace tantissimo vedere cosa è successo nella testa, nella vita e nel biz di altre imprenditrici, e allo stesso tempo mi piace un sacco fermarmi ad analizzare e rivedere il mio biz, e la mia vita. Qui nel blog l’ho fatto nel 2016 e nel 2017, poi ho smesso di farlo: chissà perché.
L’idea che mi è venuta è quella di scrivere 2 post: uno con la review del 2020, e uno con una specie di preview del 2021, o almeno del primo trimestre, dato che mi conosco, e per quanto mi piacerebbe pensarmi da qui a 12 mesi, so che già da qui ad aprile sarò una persona diversa, quindi mi fermerò a fare una preview per il primo trimestre.
Il 2020: what a year to be alive!
Sicuramente il 2020 non è stato un anno di quelli un po’ grigini che passano inosservati: ognuno di noi ricorderà esattamente dov’era e cosa stava facendo fra fine febbraio e inizio marzo, quando le scuole hanno chiuso e ci hanno comunicato il primo lockdown della nostra vita. E tutto quello che è successo da lì in poi: niente po’ po’ di meno che una pandemia.
La mia review del 2020
Per fare la review del 2020 mi sono ovviamente affidata al goal journal digitale “Che anno”, ed è stato un coach davvero bravo: mi sono quasi stupita delle domande che ci ho trovato dentro! Lo so, quelle domande le ho scritte io, ma un conto è sapere le domande da metterci per far lavorare qualcun altro, un conto è mettermi lì io stessa a rispondere. Un lavoro intenso!
Siccome amo le liste, e “funziono” con una mente piuttosto schematica, ecco qui le 20 cose che il 2020 mi ha insegnato, belle e brutte che siano.
Nel 2020 ho imparato che:
- Che fra i miei valori ci sono la bellezza, lo stile e l’amore per il dettaglio: insomma, il visual per me è fondamentale. L’ho capito dalla visita alle Terme Berzieri di Salsomaggiore, piene di dettagli architettonici meravigliosi, ma anche dalla mostra fotografica dedicata ad Audrey Hepburn la cui bellezza mi ha portata quasi alle lacrime.
- Che piango tanto, sia per le cose belle che per le cose brutte. Piango alle mostre, piango quando premiano qualche concorrente a uno show televisivo, piango per le pubblicità, piango per le proposte di matrimonio (altrui, qui ancora niente…), piango a singhiozzi, in un mix di gioia e sollievo, quando rivedo Davide scendere dal treno dopo 3 mesi che non ci vedevamo, e piango di sollievo il giorno in cui arriva il vaccino anti-Covid in Italia. E da luglio piango un giorno sì e uno
noanche, quando penso alla mia gatta Amélie che non c’è più: dopo 16 anni insieme giorno e notte, l’ho accompagnata per il suo ultimo viaggio il 17 luglio. - Che sono capace di fare cose e sopportare situazioni toste: al bisogno tiro fuori una forza che non so da dove venga, ma c’è. Parlando ancora di Amélie, il nostro ultimo mese insieme è stato davvero intenso, ma non mi sono tirata indietro né quando c’era da farle la flebo di liquidi, né quando dovevo darle il cibo con la siringa, pestato insieme all’antibiotico. C’è da farlo? Si fa. Punto, fine della discussione. Ho sopportato anche di non vedere Davide per 3 mesi +1, quando prima del Covid scleravo se “saltavamo” un weekend. E ho accettato di fare il genitore single per un mese intero perché l’altro genitore aveva paura che sua figlia gli portasse il Covid in casa. Ho capito perfettamente il significato della frase: “Preferisci avere ragione o essere felice?”. Essere felice, grazie, possibilmente senza la gastrite, ché una pandemia mi basta.
- Che per stare meglio basta poco. Un tavolino sul terrazzo che diventa l’ufficio all’aria aperta per due mesi, salutare i miei genitori dal balcone quando porto fuori il cane dopo pranzo, uscire per una passeggiata alle 18 ascoltando parole “leggere” alla radio, adottare una gattina di due mesi a metà novembre.
- Che
avrei dovutodevo imparare ad applicare la stessa lucidità che ho nella vita, anche nel biz, dato che spesso agisco sull’onda della paura e del panico per risultati e numeri che non sono quello che vorrei. Prima di agire sull’onda del panico dovrei fermarmi, fare dei bei respiri, e solo dopo agire. - Che viaggiare mi manca un sacco. Quando riguardo le foto fatte a Parigi a fine 2019 mi viene male al cuore dalla voglia che ho di tornarci, ma ho ringraziato l’Universo di avermi permesso di fare un sacco di viaggi nel 2019: se avessi rimandato tutto al 2020 sarebbe stata dura, durissima. E mi manca anche andare in giro per l’Italia liberamente: Venezia resta un sogno irraggiungibile al momento, e tornare a Milano a ottobre dopo 8 mesi è stato emozionante.
- Che più che gestire il tempo l’importante è gestire al meglio le mie energie, e ascoltarmi. Se un’attività mi lascia senza energie, con quella sensazione di “Non so più nemmeno come mi chiamo e cosa ci faccio al mondo”, forse non è un’attività che voglio continuare a fare. Se un’attività mi fa entrare nel “flow”, tanto che la farei tutto il giorno, e alla fine sono carica come una molla, beh, voglio farne ancora di più!
- Che le call di coaching di gruppo mi piacciono un sacco e mi lasciano con l’energia al top. L’ho imparato con le call della “Mettiti comoda academy” che sono andate migliorando mese dopo mese, ma anche con quelle di “Basta brava ragazza” che sono state tante e super-intense, per l’argomento che affrontavamo nel corso.
- Che sono una che legge parecchio. Nel 2020 ho letto 48 libri: poco meno di un libro a settimana. Ho letto sia romanzi che saggi, più o meno alternando i due generi: leggerei solo romanzi, li divoro, ma mi piace anche leggere “libri per lavoro” anche se scorrono molto più lentamente di un bel romanzo e spesso, lo ammetto, faccio tanta fatica a finirli. Ho capito anche che leggo molto più volentieri col Kindle che non coi libri di carta: me lo posso portare ovunque, posso leggere anche dal telefono mentre sono (ehm) in bagno, o in fila al supermercato, anziché star lì a scrollare Instagram, così leggo di più e mi arrabbio di meno.
- Che sono capace anch’io di fare delle dirette, ma farle per conto mio non mi va (e va bene così). Il 2020 è stato indubbiamente l’anno delle dirette sui social: fra marzo e aprile la situazione è in generale un filo sfuggita di mano per troppa offerta, e io sono rimasta come sempre in disparte. E invece, complice la collaborazione con Donna Moderna, da giugno sono stata buttata anch’io nell’arena delle dirette social e toh, non sono morta! Farne da sola sui miei canali non lo so, ma una mezza idea di riprendere in mano il mio canale Youtube mi è venuta.
- Che se c’è qualcosa che non mi convince, i progetti possono cambiare nome e forma. A ottobre 2019 ho lanciato la mia membership, e l’avevo pensata incentrata sui temi del denaro. Dopo 6 mesi sempre sullo stesso tema, la multiappassionata che è in me si stava mortalmente annoiando, e così ho deciso di ampliare gli orizzonti, aggiungendo il business, l’organizzazione e il mindset in generale. Risultato? Ho ritrovato l’entusiasmo, le idee hanno iniziato a fluire come un rubinetto aperto, sono arrivate nuove iscritte in linea con questa nuova visione, e ora è un posto migliore per tutte. A ottobre 2020 il progetto ha assunto il nome che ha ora, cioè “Mettiti comoda academy”, dato che tratta gli stessi temi che tratto nel podcast, e prevedo una crescita esponenziale della community nel 2021: ci divertiamo troppo, è davvero “the place to be”!
- Che a fare solo una cosa, a essere una cosa sola, anche se sarebbe “giusto e strategico”, non ce la faccio, mi annoio troppo. Sono multiappassionata, multisfaccettata, non ce la faccio a indossare un solo e un unico “cappello biz” troppo a lungo. Continuerò a cercare ispirazione nelle imprenditrici come me, quelle che hanno un biz di successo avendo diversi prodotti, non in quelle che hanno un solo prodotto e lo propongono a ripetizione. Sono sicura che anche tu, se ti guardi intorno, vedrai che ci sono business di successo che fanno cose in antitesi l’uno con l’altro: chi ha grossi team, e chi ha una sola assistente virtuale, chi manda la newsletter ogni settimana lo stesso giorno, e chi la manda con cadenze casuali, chi è su Instagram, e chi non c’è… Questo cosa vuol dire? Che non è la strategia che conta, ma la testa che c’è dietro: devi solo accettare che va bene avere un business che somiglia a te, e in cui fai solo quello che piace a te.
- Che non tutta la formazione è top, anche quando costa tanto. Ho imparato molto, ma molto di più da corsi sotto i 150€, anziché da un corso superfigo da 1000€. Per me funzionano i corsi veloci, pratici e che vanno a risolvere un problema specifico che sento di avere in quel momento. I corsi che insegnano metodi-fotocopia del genere “avrai successo solo se applichi il mio metodo esattamente così, e se ti sembra una violenza è perché sei sbagliata tu” non fanno per me, Ho chiuso, grazie.
- Che sono stufa di tutti i “Devi” imposti da altri, ma anche dei “Potrei” che mi dico da sola: voglio che contino solo i “Voglio davvero” che vengono dal mio cuore.
- Che il podcast funziona, anche se è davvero tanto faticoso. Molte nuove clienti di quest’anno sono arrivate dopo avermi ascoltate per mesi attraverso il podcast. È un canale strano, in cui tu parli, parli, ma non sai se qualcuno ti ascolterà: non ci sono i like e i commenti sotto l’episodio, devi davvero fare un atto di fede, sperare di aver individuato la tua ascoltatrice ideale, e premere “Rec” con regolarità. Dietro ogni episodio ci sono tante ore di lavoro, molte di più di quelle che ci metterei a scrivere un post del blog: ogni tanto mi chiedo se vado avanti perché ormai mi sono presa l’impegno, o perché mi diverto davvero. Di sicuro lato biz ne vale la pena, forse devo “solo” mollare un attimo la presa e farlo un po’ più imperfetto, o chiedere aiuto. Vedremo.
- Che la pianificazione trimestrale funziona davvero. Nel 2019 avevo iniziato a farla solo da metà anno, mentre nel 2020 l’ho portata avanti per tutti i 4 trimestri, e ha funzionato alla grande, sia per l’obbligo di fermarmi ogni 12 settimane a fare il punto, sia perché in questo modo sono sicura che sto programmando per una Silvia più-avanti-ma-non-troppo, una Silvia che conosco ancora, non una Silvia troppo diversa e lontana da quella attuale.
- Che la parola dell’anno non funziona per niente. La mia parola del 2020 è stata BELIEVE, ma ha funzionato quanto funzionano i buoni propositi per il nuovo anno: il 15 gennaio era già caduta nel dimenticatoio. Per il 2021 sceglierò una parola a trimestre, e anche una parola/tema ogni mese, almeno sono sicura di non perdermela per strada. Quella con cui iniziare l’anno mi è già apparsa in sogno la settimana scorsa, te la rivelo molto presto.
- Che pensare alle cose tecniche e tecnologiche è “roba mia”. Creare da zero il sito su cui ospitare i corsi della Mettiti comoda academy è stato il mio progetto di agosto-settembre, e sono super soddisfatta del risultato. Creare tutorial per raccontare “come faccio le cose” mi piace un sacco: registrare i moduli per B.O.S.S. è stato davvero divertente. Il pensiero di tornare a usare YouTube per pubblicare video-tutorial è sempre più presente e pressante. Magari non sarà un video alla settimana, ma l’idea di un video ogni uno-due mesi mi sembra fattibile.
- Che non importa dove sta il sedere, importa dove sta la testa. Quest’anno ho lavorato dalla scrivania, dalla camera, dal divano, dal terrazzo, da un tavolino davanti alla finestra, e sono stata produttiva da dovunque, bastava che ci fosse la testa. Non è il luogo di lavoro, cioè quello dove posi il sedere, a fare di te un’imprenditrice, è il luogo dov’è la tua testa: sei sicura che pensi le cose giuste, e ti stia facendo fare le cose giuste per crescere?
- Che fatto è meglio che perfetto. Lo so che lo dico sempre, che non è certo la novità del 2020, ma quest’anno è stato l’anno dei piccoli passi, ma sempre in avanti. È stato l’anno in cui ho creato e lanciato un corso in una settimana, in cui ho pubblicato un episodio del podcast con la sigla finale al posto di quella iniziale, in cui ho messo in vendita corsi che non hanno fatto nemmeno una vendita. E tutto questo mi ha aiutata a capire un sacco di cose della persona che sono e voglio essere: se non avessi agito non avrei imparato.
È stato indubbiamente un anno assurdo, un anno che per la situazione mondiale in cui ci troviamo spero di tutto cuore che non si ripeta, in cui ho avuto più volte la sensazione che se mi fossi messa in un angolo a piangere non avrei più smesso per giorni, un anno in cui ringrazio tantissimo per la salute mia e della mia famiglia.
Un anno in cui sono cresciuta tantissimo, non in termini di fatturato (ho confermato il fatturato del 2019, ma lavorando molto meno e molto più serenamente, quindi win win), ma per le idee, e soprattutto perché mi do finalmente il permesso di seguirle come dico io, e come voglio io.
2021: sono pronta ad andare fino in fondo!
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